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THE NEW STUDIO ALBUM

ANOTHER DAY

Torna il demone verde con in pugno la sua Flying V, questa volta bianca e rossa: strumento ideale che riporta alle origini della band, riemergendo da quel passato mai remoto che si ammanta del mito dell’italian metal che culminò, all’inizio degli anni ’90 con l’album di esordio omonimo (di cui ho posseduto una copia per tanti anni e che ora non ho più, ma questa è una triste storia a parte…)

Qui invece la tristezza e la nostalgia sono bandite perché il metallo che ci arriva nelle orecchie è fresco di forgia: i ROD SACRED, capitanati dal bassista Franco Onnis (al cui fianco troviamo Tonio Deriu alla voce, Jimmy Carboni alla chitarra e Ricky Sedda alla batteria, più i guest Manu Pes alla chitarra e e Jack Macis alla batteria) ritornano proponendoci otto pezzi nuovi in questo ‘Another Day’, sotto l’egida della casa discografica Metal Zone Italia.

E’ un heavy metal che unisce melodia e potenza, grinta e virtuosismi vocali e chitarristici che sicuramente solleticheranno l’appetito musicale anche degli appassionati più esigenti. Ne è degna prova la title track “Another Day” che apre il disco e le danze da cui emerge l’ottima performance del cantante Tonio Deriu, singer che ha Ian Gillan nel cuore, come è giusto che sia. “Free Man” conferma quanto di buono già ascoltato e anzi, aumentando la componente hard rock nel brano, aumenta anche la goduria sonica.

La pur valida power ballad “Land Of Pain” dissipa un po’ la potente spinta iniziale (l’avrei messa un po’ più avanti nella scaletta dei pezzi), ma presa a sé è una composizione matura e affascinante, con delle chitarre che si intrecciano sapientemente creando il giusto pathos.

Si ritorna a picchiare duro con “The Ring Is Broken“, pezzo robusto e classico che ha un bel ritornello sparato e un assolo fiume che ti porta via; non mi torna tutto nella composizione del pezzo, ma l’insieme è sicuramente degno di nota.

Siamo già passati alla seconda parte del disco, che si apre con la Sabbathiana (Tony Martin Era) “Try To Understand” un altro gran bel pezzo, graziato dalla potente voce di Deriu, che non ne sbaglia una: un ottimo cantante la cui prova su questo disco alza l’asticella per tutti quelli che si vogliono cimentare allo stesso livello con queste sonorità.

Tanta potenza è inframezzata da addirittura due ballad: “I Miss You” (la seconda propostaci) è la classica ballad strappacuore alla Scorpions, ovviamente declinata con uno stile più roccioso e personale e gli manca giusto un pelo per essere qualcosa di eccezionale.

Una intro di basso di Onnis, che insieme al drummer, si è fatto sentire bene per tutta la durata del disco, ci accompagna nell’interessante strumentale “The Day After“, che mischia Maiden e Hard Rock, e in cui troviamo una parte centrale quasi progressiva che ha echi di Steve Vai, il che fa sempre bene alle coronarie: pezzo da dieci e lode!

Chiude il disco un brano strano, “No Regress“: strano nel senso che inizia bene, ottima linea vocale, ottimi assoli e poi va a sfumare in maniera, appunto, repentina e strana (spero sia solo la copia che mi è stata data per fare questa recensione che ha questo finale così affrettato), che un po’ mi ha spiazzato, anche se non inficia l’ottima impressione che mi ha fatto il disco nel suo insieme. Un gradito ritorno per una band in ottima salute.

 

Cristian Angelini (Italia di metallo)

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